Le Ciclosporine

 La Ciclosporina, nota anche come ciclosporina A, è un polipeptide ciclico composto da undici aminoacidi. La Ciclosporina è un agente ad azione immunosoppressiva, isolato dal fungo Tolypocladium inflatum, che agisce inibendo l’attività della calcineurina e, di conseguenza, sia la produzione che il rilascio di linfochine, tra cui l’interleuchina 2 (IL2) o fattore di crescita dei linfociti T.
La calcineurina è una serina/treonina fosfatasi controllata dal calcio intracellulare e implicata in una serie di risposte biologiche compresa, tra le altre, l’attivazione dei linfociti, l’attività neuronale, lo sviluppo muscolare, la crescita dei neuriti. L’azione sui linfociti passa attraverso l’inibizione per de-fosforilazione della trascrizione di numerosi geni sul DNA, tra cui quello per l’interleuchina 2 (IL2) e quello per la catena α del recettore per l’IL2. Inibendo la proteina, quindi, la Ciclosporina va a interferire nel meccanismo di signaling che porta all’attivazione dei linfociti, in particolare i linfociti T citotossici.

Inizialmente la Ciclosporina era un immunosoppressore utilizzato nei pazienti sottoposti a trapianti d’organo e midollo osseo, per ridurre e prevenire i casi di rigetto d’organo, ma ad oggi è utilizzata in numerose situazioni cliniche in cui è necessario ridurre la risposta immunitaria del paziente e, di conseguenza, l’infiammazione da essa generata, come per esempio nell’ambito reumatologico e delle malattie autoimmuni, quali Miastenia Gravis, Psoriasi, Artrite Reumatoide.
Il trattamento con Ciclosporina nei pazienti con Miastenia Gravis è generalmente associato alla necessità di far fronte a una scarsa risposta alla terapia steroidea o, più comunemente, nei casi in cui siano necessari alti dosaggi per controllare la malattia. L’uso di Ciclosporina consente di ridurre il dosaggio degli steroidi e può sostituire il prednisone nella terapia a lungo termine.
In caso di terapia continuativa con ciclosporina, è bene monitorare sia la pressione del sangue, sia la funzionalità renale, sia la funzionalità midollare. Infatti, gli effetti collaterali più comuni sono tossicità renale e ipertensione, oltre a cefalea, tremore e iperlipidemia. Il monitoraggio delle concentrazioni di Ciclosporina nel sangue intero, insieme ad altri dati di laboratorio e considerazioni di carattere clinico, risultano quindi un metodo efficace per garantire una terapia immunosoppressiva adeguata. Il livello di farmaco può essere misurato nel sangue (di solito 150 – 250 ng/ml) o nel plasma (70 – 130 ng/ml).

La dose indicata di Ciclosporina dipende dalla malattia per cui viene assunta. La dose iniziale in generale varia circa da 3 a 5 mg/Kg corporeo al giorno, suddivisa in due o tre dosi per evitare picchi ematici (alta concentrazione nel sangue) di farmaco che può causare tossicità renale, e indipendentemente dai pasti.
Tuttavia, a seconda della malattia, spesso possono essere sufficienti dosi di mantenimento molto più basse intorno agli 1-2 mg/Kg corporeo al giorno o, comunque, la minima dose ancora efficace. Se, invece, la funzionalità renale è ridotta, la dose di ciclosporina va calcolata in base alla funzionalità residua.
Nel caso di Miastenia Gravis, il dosaggio di Ciclosporina da 2 a 2,5 mg/kg per via orale 2 volte/die può già permettere la riduzione della dose di corticosteroidi.

La ciclosporina non deve essere utilizzata in gravidanza a meno che il potenziale beneficio per la madre giustifichi il potenziale rischio fetale. Poiché la ciclosporina passa attraverso il latte materno, i bambini di madri in trattamento non devono essere allattati al seno.

Anche la dieta dovrebbe essere monitorata nei pazienti che assumono Ciclosporina. Pasti ad altri contenuti di grassi o di succo di pompelmo sono documentati come cause dell’aumento della biodisponibilità di ciclosporina, e andrebbero evitati.

 

  • Abul K. Abbas, Andrew H. Lichtman, Shiv Pillai, Immunologia cellulare e molecolare (6ª edizione), Elsevier, 2010, ISBN88-214-3176-2.